Autore: Ferruccio Locarno
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20 ott, 2021
Franco è stato un amico speciale. Ci siamo conosciuti al liceo. È rimasto poco allo Scientifico. Dopo il secondo anno è migrato a Brera. Avevo subito conosciuto in lui, insieme al suo profondo amore per la natura, le qualità artistiche non comuni che possedeva. Era già allora un abilissimo disegnatore. Disegnava su qualsiasi pezzo di carta, su qualsiasi foglio gli capitasse tra le mani. Un disegno pulito, ordinato, direi meditato punto per punto. Le immagini gli uscivano di getto e subito perfette. Non era difficile capire che “lui il disegno l’aveva dentro”. C’era una predisposizione, certamente, ma ad alimentare la sua bravura vi era una grande passione e una costante ricerca di perfezione. Disegnava di tutto, e a memoria, rifacendosi ai capolavori della Grecia antica. Disegnava corpi muscolosi, da lottatori. Sembravano tridimensionali, scolpiti dalla luce. Li ricordo ancora così, me ne aveva donati alcuni. Invidiavo tanta bravura. Ci separò per lunghi anni la scelta di percorsi professionali diversi. Avevo cercato di recuperare i contatti quando già frequentava l’Accademia. Lo avevo atteso a Brera all’uscita dei corsi. Non ci incontrammo. Ci trovammo invece a Como dove facevo il servizio militare e dove Franco con la famiglia era andato ad abitare. Era da poco tornato da un viaggio in Spagna. Mi raccontava con entusiasmo della bellezza dei luoghi e degli stimoli e dell'influenza di quel paesaggio sulla sua pittura. Como, terra di setaioli, gli offriva occasioni di lavoro: disegnava foulard. Ma credo che l’arte applicata non lo appagasse pienamente; aspirava ad altro. Terminato il servizio militare, di nuovo si interruppero i contatti. Fortuna volle, e fu una vera fortuna, che su un settimanale mi imbattessi in una divertente vignetta: una vignetta dove un boscaiolo stava tagliando proprio il ramo su cui stava seduto. Sotto una firma: Franco Testa . Era ormai un illustratore affermato. Non fu difficile rintracciarlo.