Seppi che le sue illustrazioni in acquerello comparivano mensilmente sulle pagine di Airone. Da allora ci incontrammo spesso nel suo studio di viale Abruzzi. Lo raggiungevo all’ora di pranzo e insieme si andava al vicino bar di piazza Ascoli a consumare un grande panino e a conversare amabilmente. Parlavamo di tutto, ma inevitabilmente la conversazione cadeva sul suo lavoro, cui mi legava un particolare interesse culturale: i caratteri del disegno, l’acquerello, il modo di costruire l’illustrazione.
Aveva Idee precise sul disegno. Lo riteneva una modalità espressiva dalle funzioni multiple: la ricerca del bello artistico e, al tempo stesso, il suo impiego per la comunicazione. La potenza e la forza della comunicazione visiva vengono esaltate da un disegno cha abbia un obiettivo e un fine specifico. Nei suoi disegni v’era la preoccupazione di rendere l’immagine gradevole, così da rendere il messaggio attraente e ben comprensibile. Ma non intendeva fermare il suo disegno unicamente a una bella presentazione dell’immagine. Infatti ogni suo disegno va ben oltre.
La conversazione continuava poi nel suo studio, dove la pipa, da cui non si separava mai, diffondeva un gradevole aroma. Disegnava e colorava all'acquerello in piano, in uno studio semplice, ordinato. Gli scaffali pieni di testi per la documentazione. Non era lo studio di un pittore: Franco era un illustratore naturalistico, un pittore desideroso di illustrare per insegnare le scienze naturali e diffonderne la conoscenza con rigore e con fedeltà al reale. Non tollerava chi, rappresentando la natura, sceglieva scorciatoie per nascondere quanto non conosceva a fondo. Nelle sue tavole c’è tutta la cura di chi non vuole trascurare nulla: né forma né contenuto. Soprattutto di chi vuol collocare la forma sopra un contenuto ben conosciuto e rigorosamente reale.
E sapeva a un tempo, apparentemente senza distogliersi dal lavoro, non lasciarsi sfuggire nulla di quanto gli stava attorno.