In un suo breve racconto, Jorge Luis Borges ci dice di un potente sovrano che ordina al cartografo di corte di preparare una mappa a dimensioni reali di tutte le sue terre. Ho sempre trovato questa storia incredibilmente affascinante e perfetta per descrivere l’alchemica trasformazione del mondo da entità naturale a creazione artificiale attraverso la quale noi umani filtriamo l’Universo per assimilarlo culturalmente.
Franco non ha mai avuto in mente un piano così vasto e fantasticamente assurdo, il suo approccio al mondo naturale non era così sistematico e possessivo nei confronti della natura, ma ho sempre visto un’affinità tra quel sovrano e Franco, un Dialogatore con il mondo naturale che lui non intendeva possedere, ma osservare con grande meraviglia, cura e rispetto e poi trasformare in entità estetica attraverso le sue fantastiche tavole.
All’inizio degli anni Ottanta, dopo aver assolto i miei obblighi di leva militare, cominciai a scandagliare il mondo lavorativo con l’irrequietezza e determinazione di un giovane uomo in cerca di uno scopo. Chiamai la redazione della rivista Airone, affascinato dalle bellissime illustrazioni che conteneva. Mi diedero il numero di Franco Testa dicendomi di contattarlo, essendo lui persona che curava la parte illustrativa della rivista.
Il suo studio, nella mansarda di un edificio di Viale Abruzzi a Milano che Franco divideva con l’eccellente e carissimo amico Massimo Demma, era un microcosmo di arte e cultura, permeato dal leggero profumo di tabacco da pipa che Franco fumava, ed era pieno di libri, colori, oggetti naturali e artificiali, stampe, disegni e acquerelli, e Franco era il genius loci che lo abitava. Così cominciò la nostra amicizia, che continuò a crescere costantemente negli anni, anche dopo che mi trasferii negli Stati Uniti nei primi anni Novanta.
Molte volte fui ospite di Franco e , nella casa in Valsesia, un posto magico, pieno di storia e meraviglie naturali, che Franco conosceva intimamente. Durante le lunghe camminate in quei posti mi resi conto che Franco mi stava facendo il grande onore di dividere con me, e poi più tardi con la mia amata Angela e i miei adorati Massimo ed Emilia, il suo posto più privato, più intimo, quello che lo ispirava, la sua fonte Meraviglia. Oggi, quando guardo le tavole di Franco, mi vengono in mente le nostre passeggiate in Valsesia osservando la rossa fiammata dei ciliegi selvatici e l’oro dei larici e betulle In autunno, oppure cercando un rifugio in mezzo alla nebbia sul Monte Rosa al Passo dei Salati, spiando camosci e stambecchi nell’aspro paesaggio roccioso del Col d’Olen o raccogliendo il “gratis delle vita”, mirtilli, lamponi e funghi, lungo il fiume Sesia.
Oggi, ogni tanto, Franco mi visita nella forma della corteccia tormentata di un tronco coperto di muschio che trovo in un bosco, o nella forma di una volpe che furtivamente attraversa il prato attorno casa mia. Lo trovo nel vermiglio dei cachi sugli alberi in autunno, è la ghiandaia che mi entra in casa dal camino, un regalo natalizio fuori stagione.
Grazie per tutto questo, Franco.
Roberto Osti