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La prima volta che vidi Franco Testa

Massimo Demma
ott 20, 2021

La prima volta che vidi Franco Testa - di Massimo Demma

In un giorno del 1976 stavo seduto in una di quelle aule grandi, ad anfiteatro con i banconi di legno, dell’Università degli Studi di Milano a seguire una lezione del corso di Botanica 2: ero iscritto al corso di laurea in Scienze Naturali. 
Vicino a me era seduto un compagno di corso, Leonardo; ogni tanto ci trovavamo la sera per giocare a scacchi.
Osservando una diapositiva didattica che mostrava dettagli morfologici, a un certo punto gli dissi “Mi piacerebbe trovare qualche lavoretto come disegnatore, per guadagnare qualcosa”. 
Lui continuò a guardare lo schermo per un po’, poi senza voltarsi disse piano, meditabondo: “Forse conosco uno”.

Qualche giorno dopo mi presentai nello studio di una piccola agenzia pubblicitaria ed editoriale in via Lanzone, in centro a Milano; bussai alla porta di una stanza, sentii “Avanti” ed entrai.
C’erano due tavoli affiancati, ai quali stavano seduti due personaggi che avevano appena interrotto il loro silenzioso lavoro e ora mi osservavano, perplessi.
Ero cosciente di avere l’aspetto di uno senza grande esperienza; bastava vedere come mi guardavo intorno, ma dato che non avevo nessuna intenzione di negarlo cominciai a spiegare perché ero lì e chi mi aveva suggerito di andarci.
Uno dei due era evidentemente quello che allora si definiva un alternativo: capelli lunghi alle spalle, abbigliamento coerente, eloquio schietto e informale. A lui aveva telefonato il mio compagno annunciando la visita; ciononostante avevo l’impressione netta che l’alternativo stesse pensando “ma questo stranito chi è?”.
L’altro, grossi occhiali scuri, capelli taglio corto regolare, abbigliamento classico-sportivo, seguiva attentamente il colloquio, in silenzio.

“Vediamo: cosa sai fare?” andò al sodo l’Alternativo. 
Estrassi le mie tavole Schoeller (una ditta tedesca che produce carta e cartoncini per belle arti) dalla cartelletta: erano il meglio che fossi in grado di presentare, disegni a china di animali copiati da fotografie. Un gorilla, un’aquila e un altro paio. Tesi il braccio consegnandoli all’Alternativo.
Silenzio, qualche lieve vocalizzo. Io in piedi attendevo immobile.
Il Regolare sbirciava da seduto, sempre silente ma sempre più incuriosito. Infine l’Alternativo, molto educatamente e con tatto, disse pacatamente che non erano male ma non era sufficiente; avrei dovuto saper fare anche così e così, perché nel lavoro così e così.
Apprezzai molto l’atteggiamento di cauta cortesia nell’esposizione, per nulla consueto.
Infine rivolto al Regolare disse passandogli i disegni “vuoi vedere?”.
“Sì, dai, vediamo” furono le prime parole del Regolare, e studiò per un minuto. Sempre in piedi, attendevo.

Poi accadde che cominciò a parlare, e parlò assai.
All’inizio ero nettamente sulla difensiva per il suo aspetto piuttosto duro e non rassicurante, ulteriormente sottolineato dagli occhiali scuri; ma ciò che disse, come lo disse e ciò che fece cambiarono la mia percezione del personaggio.
Si dichiarò d’accordo con l’Alternativo sul fatto che ci fosse del lavoro da fare, e parecchio, ma spese almeno mezz’ora del suo tempo con me spiegando a bassissima voce cosa e come, e nel frattempo schizzando a matita in un modo che non avevo mai visto fare, con una disinvoltura nativa che mi affascinò.
Un tocco, tra l’altro, sorprendentemente antitetico all’impressione di scabrosa e inquietante durezza che mi allarmò inizialmente.
I libri sono pieni di disegni dei Maestri di tutti i tempi, ma vedere la mano che si muove e traccia sulla carta è un’altra cosa e per uno che insegue la capacità, il potere, la sensibilità, osservare la mano in movimento è di straordinaria importanza. Ripensare a quei movimenti influisce materialmente sul miglioramento dell’allievo; cambia, opera sulla trasmissione cervello-mano. 

Alla fine della stupefacente spiegazione illustrata, è il caso di dire, mi fece una proposta altrettanto stupefacente: non ero ancora in grado di lavorare, confermò; perciò - se la cosa mi interessava ed ero disposto ad applicarmi - mi avrebbe indicato precisi esercizi da fare a casa e una volta a settimana avrei dovuto presentarmi a mostrare i risultati. Senza nulla pretendere da parte sua.
Accettai.

Il Regolare era Franco, l’Alternativo era Roberto Redaelli, per anni suo collaboratore.

Il Blog di Franco Testa, Artista

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Ritrovare e osservare tra i lavori di Franco, che Irvana sta accuratamente ordinando e catalogando, diversi schizzi preparatori per tavole che poi ha completato, mi ha affascinato non meno dei lavori finiti. Spesso lo vedevo quando cominciava a disegnare velocemente una prima traccia di impaginazione, studiando la distribuzione dei pieni e dei vuoti, le proporzioni, l’atteggiamento nel caso di animali e il portamento per le piante; in più riprese, rifacendo in parte o anche daccapo, su carta da fotocopie e su carta da lucido.
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