BIOGRAFIA

"Anche se resta sempre il rammarico di non poter mai rendere compiutamente la bellezza e la pregnanza del soggetto vero".

Francesco Testa, detto Franco

Nasce  a Novara nel 1937.


Durante la guerra, per paura dei bombardamenti sulla città,  tutta la famiglia (genitori e tre bambini) si trasferisce in un'azienda agricola di Oleggio, nel Novarese, e in seguito a Gravellona Toce, in Val D’Ossola, dove però infuria la lotta tra la Resistenza e i nazifascisti.


In seguito ricorderà i mesi trascorsi in cascina come  “il  più bel periodo della mia infanzia, con le stalle, i cavalli, la raccolta del fieno, i campi e le rogge, con tutti gli animaletti che esercitavano un'attrazione potentissima su di me. (…) Mio cugino più grande (15 anni)  una volta mi mise in mano un martin pescatore vivo, che io lasciai subito scappare. La guerra sembrava lontana, compariva solo nei discorsi dei grandi (…) Credo che tutto ciò mi abbia segnato o, come dicono gli etologi, mi abbia imprintato”. 


Negli anni Cinquanta, iscritto al liceo scientifico, non si presenta agli esami di riparazione e si fa bocciare per convincere il padre a lasciargli frequentare il liceo artistico di Brera e poi l’Accademia di Belle Arti, che però non porta a termine.

Inizia l’attività professionale collaborando con gli studi di seta di Como, dove la famiglia si era trasferita da tempo, al seguito degli spostamenti della professione paterna, poi decide di fare un’esperienza di politica attiva lavorando nella federazione comasca del P.C.I., dove per tre anni, oltre a vari incarichi, cura anche la pubblicazione del giornale, La Voce di Como.


Chiusa questa esperienza, nel 1968 si trasferisce a Milano e inizia a lavorare come interno nell’editoria (Vallardi, Fabbri) e in pubblicità in qualità di grafico editoriale e art director. Diventa free lance e collabora come illustratore con diverse case editrici, in particolare Mondadori e Vallecchi.  Per un anno lavora come art director nell’Ufficio pubblicità dei Magazzini Standa, da cui viene invitato a dimettersi con motivazioni speciose, tra cui quella di aver irriso il management facendo le caricature dei vari dirigenti durante le lunghe ore di riunione, caricature ripescate poi, come prova, nei cestini della carta straccia. 


Per alcuni anni conduce una propria agenzia di pubblicità e packaging, la Marker, in via Lanzone, dove incontra per la prima volta Massimo Demma, con cui instaura un rapporto di amicizia e colleganza che durerà tutta la vita. Lascia l’agenzia per dedicarsi esclusivamente all’illustrazione. "In quel periodo - ricorderà - assorbito da altro, non pensavo intensamente a piante e animali. Non consapevolmente, almeno. Però non ricordo visite o soggiorni in altre città in Italia o all'estero senza la puntata al museo di storia naturale, all'orto botanico, allo zoo”.


Nei primi anni Ottanta inizia un’importante collaborazione con Panorama, allora leader tra i settimanali dell’epoca, dove ogni settimana commenta con i suoi arguti e ironici disegni eventi culturali, politici e scientifici. Lo lascerà per dedicarsi definitivamente alla sua passione e attività predominanti, l’illustrazione naturalistica. 


In quegli anni, per rispondere a una richiesta crescente del pubblico sui temi concernenti la natura, nasce Airone, una pubblicazione mensile con la quale collabora fin dai primi numeri, insieme a  Massimo Demma. Da questa collaborazione, di fatto organica, deriva, fra l'altro, una lunga esperienza di insegnamento presso l'Istituto Europeo di Design. Argomento: l'illustrazione naturalistica. L'esperienza professionale si colorerà, così, delle fascinazioni e delle curiosità inevase dell'infanzia.


Seguiranno altre felici collaborazioni a tema natura: Vie del Mondo, Terre Sauvage, Geo francese, Aqua, Focus. Sono le tavole di Airone ad attirare su di lui l’attenzione di Angelo Sganzerla, art director di una nota azienda di cosmetici naturali, L’Erbolario di Lodi, per il quale realizzerà molti lavori, sempre a tema naturalistico.

Nel 1995 nasce il primo Calendario, altri 24 ne seguiranno fino al 2019, così popolari da essere diventati oggetto di collezionismo.


Le sue tavole naturalistiche sono state oggetto di numerose mostre. A chi, con ammirazione, gli chiedeva il segreto della sua tecnica, rispondeva: “In tanti anni di attività ho fatto ricorso a molti procedimenti tecnici, non sempre applicati a soggetti naturalistici: olio, matite e pastelli, tempera, acquerello china ecc. Da parecchio tempo mi affido quasi esclusivamente all'acquerello e alla china solida con la tecnica conosciuta come ʻa pennello secco’. Si tratta di strumenti semplici che inducono al rigore e tengono a distanza la tentazione a ricorrere a volgari effetti pittoricistici. Vorrei chiudere con questa considerazione; continua a colpirmi, dopo tanti anni e tanti lavori, un fatto; che non esista mezzo più potente e puntuale del disegnare e dipingere per capire a fondo, quasi incorporare, di volta in volta, le innumerevoli forme che la natura elabora. Anche se resta sempre il rammarico di non poter mai rendere compiutamente la bellezza e la pregnanza del soggetto vero".


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