NATURA

NATURA


Da ragazzino Franco Testa aveva tentato di allevare una cornacchia in casa (ma la mamma non era contenta), raccoglieva bisce nelle risaie del vercellese che poi metteva nella vasca da bagno, e leggeva avidamente La vita degli animali di Edmund Brehm con le illustrazioni originali. Durante le vacanze in Valsesia una delle sue mete preferite era il Museo Calderini di Storia Naturale di Varallo che ospita, tra altri interessanti reperti, una collezione entomologica di 29.000 esemplari.


Da adulto, aveva allestito in studio un terrario dove si sono susseguiti un ramarro, un colubro d’Esculapio e uno scorpione californiano che aveva chiamato Previti. Ora leggeva lo Scortecci e costruiva insieme a Massimo Demma una biblioteca scientifica di tutto rispetto. Prima di iniziare un lavoro si documentava sempre con estrema cura, quasi con pedanteria, in particolare quando si trattava di un disegno di carattere naturalistico. Cercava soprattutto, dov’era possibile, di copiare dal vero. Andava da un famoso fruttivendolo milanese, “il ladrone”, a comprare frutti esotici fuori stagione.


In giro si riempiva lo zaino di semi, funghi, frammenti di roccia, rametti, da esaminare non appena arrivato a casa. Un giorno, in montagna, una delle nostre gatte, formidabile cacciatrice, gli portò in dono una donnola che non era sfuggita alle sue grinfie. Lui si complimentò con la gatta e ritrasse subito la donnola, poi la mise nel congelatore in attesa di portarla a Milano perché anche Demma potesse copiarla dal vero. Con l’avvento di Internet, che detestava, ma di cui capiva le potenzialità, chiedeva spesso a Massimo di approfondire una ricerca col nuovo strumento.


Non usava la macchina fotografica, ma in vacanza o in viaggio non mancava di portare con sé il suo binocolo. Gli piaceva scoprire un camoscio in un anfratto, studiare il profilo di una montagna, ma soprattutto seguire il volo degli uccelli. Il martin pescatore era il suo uccello totemico, non ho ancora contato quanti ne abbia disegnati, ma mentre scrivo ne vedo due appesi alla parete davanti a me. E adorava il volo dei rondoni. Aspettava con ansia, ai primi di aprile, i suoni striduli che annunciavano la loro presenza (nel nostro cortile ne arrivavano parecchi). Poteva passare delle mezzore ogni giorno a studiarne i movimenti. Spesso mi sono domandata se in quei momenti non sognasse di essere là in alto insieme a loro.


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