LE VELE DI FRANCO TESTA

LE VELE DI FRANCO TESTA

Franco Testa amava profondamente il mare. Leggeva e rileggeva Moby Dick, aveva letto tutti i romanzi di Conrad e in seguito quelli di Patrick O’Brien. Master and Commander era uno dei suoi film cult. Una volta, negli Stati Uniti, eravamo andati in pellegrinaggio a New Bedford, nell’Ottocento capitale della baleneria. L’esperienza di una crociera di osservazione nel Santuario dei cetacei in barca a vela nel Mediterraneo, organizzata dall’Istituto Tethys, lo aveva entusiasmato, come lo entusiasmava salire a bordo della Diapason, il motorsailer dell’amico Gigi Saccavini, per le loro scorribande lungo le coste liguri o nell’Arcipelago Toscano o in Sardegna, da cui tornava con la mente carica di immagini che si traducevano regolarmente in disegni.

Per anni aveva disegnato barche a vela per una nota agenzia di pubblicità milanese che a Natale ne donava le stampe, raccolte in eleganti cartelle, ai clienti più importanti. Così erano nate la serie dei velieri dell’Ottocento, quelle delle barche della Laguna veneta e delle barche fluviali d’Europa, la serie “Colin Archer” e altre.

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