I DISEGNI ASTRATTI DI FRANCO TESTA

I DISEGNI ASTRATTI DI FRANCO TESTA

Le prime produzioni artistiche di Franco Testa sono fortemente influenzate dall’astrattismo.

A Brera aveva avuto docenti del calibro di Guido Ballo, Alik Cavaliere e soprattutto Mauro Reggiani, senza trascurare il poeta Balilla Pinchetti, docente di letteratura, che riapparivano spesso nei suoi racconti.

A Como, dove viveva in quegli anni, aveva conosciuto Manlio Rho e Mario Radice, protagonisti del cosiddetto “astrattismo comasco”, tra i massimi esponenti dell’astrattismo italiano.

Nel 1957 partecipava al VI Concorso “Colonnina d’oro” dedicato ai giovani pittori comaschi, con due quadri astratti “dal sicuro vigore espressivo, dal rigoroso ed esemplare compenso spaziale di linee e

volumi nitidamente bloccati, ed accostati con attento passaggio di sfumature, dall’esecuzione pulita, precisa, senza visibili sforzi di studio”– così recitava il giudizio della critica – e vinceva la Colonnina

d’argento, il secondo premio, con il quadro Composizione n. 9.

Si ripresenta al IX Concorso nel 1960, e questa volta lo premiano con la Colonnina d’oro. Di nuovo la critica: “Il cammino di questo ancor giovanissimo artista si snoda con invidiabile continuità, diritto alla conquista di temi non usuali e di difficile acquisizione: il quadro premiato si distingue innanzi tutto per il perfetto maneggio di una materia cromatica estremamente composita, dura eppure ricca di accesi barbagli, di filamenti cerosi intarsiati esattamente secondo graduazioni calcolate all’estremo”. (Risparmio al lettore il resto.)

In seguito aveva preso un’altra strada. Aveva abbandonato la pittura a olio per altri strumenti più adatti alle esigenze delle nuove attività che avrebbe intrapreso: acrilici, tempere, acquerelli, chine.

Ma la lezione di rigore formale, fondata su rapporti di divisione aurea, che aveva appreso nelle esperienze di quegli anni, avrebbe improntato per sempre le opere successive.

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