Il nostro sodalizio ebbe inizio nei locali di viale Elvezia, a Milano, e se non ricordo male il primo lavoro che ci vide insieme fu un articolo dedicato ai ricci di mare. Fu grazie ad esso che entrai nella sancta sanctorum di Franco, una mansarda-soffitta che condivideva con un altro grande amico,
Massimo Demma. Sopra un soffitto basso, spiovente. Sotto scaffali di libri e i tavoli da lavoro di Franco e Massimo con libri aperti, pennelli, pennini, fogli di carta, colori, chine, matite e tutti gli accessori che nelle mani di Franco prendevano vita e diventavano prolunghe della sua mano riversando linee, punti, sfumature e contorni che si componevano in splendide illustrazioni.
Da allora l'intesa divenne sempre maggiore. Ormai ero diventato per Franco il riferimento d'obbligo per pesci e altri animali acquatici ed io ero incredibilmente felice e orgoglioso di frequentare il suo studio e di ascoltarlo parlare.
Franco, infatti, aveva un altro straordinario dono, quello di saper raccontare. Con la sua parlata piana, un po' roca per via della pipa, con un accento forse comasco forse novarese, ma che lui si divertiva a cambiare ogni tanto per dare più enfasi alle sue battute, Franco raccontava delle sue escursioni in montagna, degli animali che vedeva, delle piante che si fermava ad ammirare, dei paesaggi nelle varie stagioni. Avvincenti erano i suoi racconti di mare, le escursioni in barca vela nelle cui narrazioni metteva tanta passione da darmi l'impressione di aver vissuto quei momenti accanto a lui.
Disegni e amore per la natura ci hanno unito. Per lui e i suoi amici avevo organizzato una
mostra di disegni naturalistici all'Acquario e Civica Stazione Idrobiologica
nei primi anni Novanta del Novecento. Più o meno nello stesso periodo lo coinvolsi insieme ad alcuni suoi amici-colleghi (
Roberto Osti
e Massimo Demma) nei lavori per la costruzione dell'
Acquario di Genova
e a loro vennero affidati i disegni delle specie che sarebbero state ospitate nelle vasche. Inutile dire che questo incarico cementò ancora di più la nostra amicizia. Nel 1998 lo convinsi a partecipare ad un'importante mostra organizzata dal
Museo Oceanografico di Monaco
dal titolo “
Illustrations scientifiques, Dessins naturalistes & Fantaisies” che esponeva opere provenienti da tutto il mondo.
Nel frattempo avevamo iniziato un lavoro a due mani per Airone
dedicato ai pesci d'acqua dolce che all'epoca fece scuola anche tra i miei colleghi ittiologi. Doveva scaturirne un atlante ittiologico, ma il destino decise diversamente e l'opera si arrestò dopo poco più di un anno di lavoro.
Poi le nostre strade si divisero per motivi di lavoro, ma rimanemmo sempre uniti. Più volte passai a trovarlo nel nuovo studio, in un appartamento posto qualche piano più sotto della vecchia soffitta ed ogni volta Franco era pronto a raccontare da quel grande affabulatore che era.
Oltre alle varie cene che ci vedevano riuniti a casa di Franco e
Irvana, sempre pronta a deliziare i nostri palati con leccornie varie, ricordo una vacanza a Scopello, in Valsesia, non lontano dalla casa di vacanze di Franco a Mollia. In quei giorni vidi Franco all'opera nel suo ambiente. Mi portò tra i boschi raccontandomi di tutte le cose che aveva visto, mi condusse per sentieri che conosceva come le sue tasche e dove aveva visto di tutto e di più. Mi raccontò dei Walser, delle loro case e in quella passeggiata mi fece dono di una serie infinita di sensazioni e di ricordi che il tempo ha sfumato, ma che rimangono impressi dentro di me come i profumi delle cose buone.
Poi il lento declino, vissuto soprattutto attraverso le confidenze di Irvana, e la fine. In quei giorni ero lontano, fisicamente almeno, e non ho potuto salutarlo come avrei voluto. Ma lui è sempre con me, con i disegni che mi ha regalato e che sono appesi alle pareti di casa mia, con i suoi calendari che ogni tanto spuntano dai cassetti dove sono sparpagliati e la cartella con le tavole delle barche da pesca che custodisco gelosamente come doni preziosi di un'amicizia che supera il tempo.